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Roberta Galimberti

Psicologa e Psicoterapeuta

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…Nella bolla narcisistica

Quando si vive in un legame tossico non ci si rende conto ma comunque c’è qualcosa che non torna: sensazioni contrastanti, confusione mentale, malessere fisico apparentemente immotivato, è come se uno specchio riflettesse un’immagine non corrispondente comunque alterata. Quello è tuttavia l’unico specchio di riferimento.

Chi vive nella bolla narcisistica si trova in uno stato soffuso di perenne agitazione e controllo dell’ambiente: da quando il partner narciso entra in casa lo stato di tensione aumenta, la codipendente non sa cosa potrà succedere: cosa il partner dirà, né cosa farà, né come reagirà a qualsiasi cosa e per ovviare a questo porrà in essere tutte una serie di misure preventive atte a gratificare quelle che sono le aspettative dell’altro, come l’ordine che dice di volere, il cibo servito in una certa maniera, le attenzioni che dice di aspettarsi; ma questa è tutta un’illusione, una prigione in cui lei stessa si è messa perché sempre e comunque lui cambierà le carte in tavola, smentendo con una tranquillità serafica quanto ammesso anche un attimo prima.

Ciò produce nella vittima uno stato di derealizzazione: non sa più chi è, cosa è giusto e cosa no, si mette in discussione, si sente in colpa, si domanda se è vero che abbia bisogno di uno psichiatra, come lui asserisce: «Fatti curare, perché tu sei malata». Questi sentimenti sono la conseguenza del cosiddetto gaslighting, forma di violenza psicologica che produce un lavaggio del cervello. Lo scenario potrebbe essere: lui entra nella stanza tranquillo addirittura complimentoso e in un attimo scoppia rabbioso per un motivo fittizio da un gesto mancato di lei ad una cosa fuori posto, accompagnato spesso da imprecazioni dirette o meno; subito però ritorna calmo, negando di aver detto o fatto nulla che possa aver scosso l’altro: «…ma io non ce l’avevo con te; non ti ho detto niente… è che le cose devono essere messe in un certo modo e voi non lo capite!». Sovente infatti durante gli scoppi d’ira con uno sguardo vacuo ed invasato si riferisce all’altro con un VOI, il voi sono i fantasmi che lo perseguitano! Lei rimane basita ed immobile, spesso impotente e ammutolita, a volte ribatte ed allora è guerra aperta: la bassezza e la cattiveria espressiva ferisce più di una mano alzata. Il dopo uragano è difficile per lei che, ferita nel cuore non riesce a far rientrare quanto vissuto, mentre lui vive tranquillo come se niente fosse. Lei si domanda allora: «È successo davvero? Ha detto veramente quelle cose con quel tono? Mi dico però: non c’è spazio per parlarne perché lui ricomincerebbe, allora provo ad andare avanti e a dimenticarle (rimuoverle)».

Ma non sempre tutto può essere rimosso perché piano piano qualcosa dentro si sta frantumando, c’è una voragine nera con cui si deve fare i conti da sole perché già si è provato a farsi capire ma inutilmente, quindi si ingoia tutto e si va avanti in modo sempre più disilluso. Lei continua  però ancora a pensare ed agire in modo da non urtare la sua precaria suscettibilità, cercando di prevenire le umiliazioni sottili a cui lui la sottopone, le critiche che le muove  trovando sempre il difetto che minano la sua essenza e la fiducia in se stessa: entrambi si trovano dentro una bolla nella quale danzano in modo ripetitivo passi che conoscono entrambi, lei sta male, ma continua a danzare, perché solo quei passi conosce; non immagina neanche che si possa smettere ed uscire.

Alcune non ne escono e si afflosciano rassegnate a vivere una vita senza speranza in una spirale di violenza, altre invece si svegliano o vengono svegliate, lottano, si contorcono e scoppiano, si informano, leggono e ricorrono ad internet: mettono delle parole chiave ed ecco che il mistero è svelato : IL TUO PARTNER SOFFRE DI UN DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’ per cui non c’è psicoterapia che tenga, rimarrà cosi per sempre a succhiarti il midollo spinale fino a che tu non dirai basta o lui ti avrà sostituita con un’altra!

Alcune pazienti mi dicono «Ho passato una vita a domandarmi come fare per evitare che si arrabbiasse e ora lei mi dice che tutte le sue reazioni sono pretestuose e rappresentano un esercizio volontario di potere e di prevaricazione? Com’è possibile?»… Segue spesso uno stato di incredulità e di negazione che si mantiene per periodi soggettivi: la decodifica è un’azione difficile perché richiede di uscire dalla bolla narcisistica, perché significa reinterpretare tutta la realtà personale e dell’altro in una chiave e logica completamente differente.

Eppure si può uscire dal legame di dipendenza: ne sono la prova vivente tantissime donne che lottano ogni giorno, che si confrontano, che hanno il coraggio di cambiare facendo un salto nel vuoto che tanto spaventa: occupare un posto di degnità per se stesse, un posto dove c’è accettazione di SE e degli altri, un posto spirituale e fisico dove finalmente regna la pace e la tranquillità e soprattutto non il silenzio della punizione, della rivalsa, ma il silenzio dell’ESSERE SEMPLICEMENTE UNA PERSONA.

Ad ogni donna e ad ogni uomo che ha vissuto la prigione della prevaricazione psicologica dico: RICOMINCIATE AD ESSERE ESSERI UMANI, PIETOSI CON VOI STESSI, PROVATE A GUARDARVI ED AMARVI NELLA VOSTRA INTEREZZA E NON PERMETTETE A NESSUNO DI ATTACCARE E SVILIRE VOI STESSI!

Per ottenere questo attaccatevi ad ogni mano che vi viene tesa, non cercate di essere creduti ad ogni costo, perché troverete giudizio e scetticismo intorno, andate avanti a testa alta usando ogni mezzo: internet, gruppi di parola, associazioni che si occupano di violenza psicologica, psicoterapia, qualsiasi corso che vi metta in contatto con voi stessi e aiuti all’acquisizione di maggiore autonomia e socializzazione.

Solo cosi si potrà USCIRE DALLA BOLLA NARCISITICA.

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