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Roberta Sava

Psicologa e Psicoterapeuta

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Lasciare un narciso

Come uscire da una relazione tossica con un narciso
Avere avuto una relazione con un narciso significa essere stata catapultata in un mondo parallelo, dove le normali regole di interazione fra esseri umani sono completamente sovvertite. L’esperienza del dopo che una donna, ex partner del narciso, sperimenta, è completamente diversa dalla fine di una relazione con un partner normale, e necessita quindi di accorgimenti particolari.
L’aiuto di un professionista esperto è indispensabile.
Generalmente un rapporto finisce perché è il narciso che lo chiude, oppure è la partner che decide di separarsi. Ognuna di queste situazioni da adito a reazioni emozionali e comportamentali specifiche e ad altre in comune. Analizziamole nel dettaglio.


Narciso che abbandona la donna
Non a caso uso il termine “abbandonare” anziché il più generico “lasciare”. Infatti abbandonare ha una connotazione leggermente diversa; si abbandonano i bambini, gli anziani, i cani. Ossia si lascia qualcuno che però è considerato come inerme o passivo. Il narciso abbandona la partner dopo aver agito su di lei la fase della svalutazione e della erosione della personalità; dopo averla cioè ridotta ad essere l’ombra di se stessa. Sopratutto dopo aver creato in lei un meccanismo di dipendenza affettiva. La partner infatti, nella prima fase della relazione, è stata drogata (con la tecnica del love bombing, facendola cioè sentire la più amata e la più desiderata, facendole provare sensazioni ineffabili di amore; dandole l’illusione di una perfetta condivisione di intenti e di sentimenti). L’abbandono improvviso lascia la vittima in piena crisi di astinenza.
Un altro degli aspetti significativi dell’abbandono agito con questa modalità, è la mancanza di senso che la vittima percepisce: non riesce cioè a spiegarsi perché lui se ne sia andato così, senza una ragione apparente. Il narciso oltretutto nega qualsiasi forma di confronto, (tecnica del silenzio), di spiegazione, costringendo la ex partner a fare mille supposizioni diverse. Oppure si limita ad una esplosione rabbiosa quando la donna cerca insistentemente un chiarimento.
Il NP ha già pronta la donna di scorta e sbandiera senza ritegno la nuova relazione, postando foto sui social, recandosi nei luoghi familiari alla precedente compagna o continuando a frequentare la cerchia di amici in comune (vedi Le otto fasi del lutto dopo una relazione con un narciso).
La donna si sente inerme, insignificante, invisibile, inutile perché facilmente sostituibile. Il dolore dell’abbandono sprofonda la vittima in un buco nero. Mangiare, sorridere, interagire, lavorare, accudire i figli, tutto diviene insostenibile, impossibile, senza significato. Siamo nella fase depressiva del lutto. Ciò che prima la interessava o la faceva gioire, adesso la lascia indifferente, (anedonia), tanto che la vittima teme che mai più riuscirà a provare interesse per la vita.
Quando cerca di spiegare il suo sentire agli altri, riceve solo risposte bonarie del tipo: – vedrai che passerà e starai meglio – Lo spettro della depressione incombe.
L’apporto terapeutico in questa fase è fondamentale per evitare che la vittima scivoli in una spirale di dolore e depressione che può portare, in alcuni casi, ad un concreto rischio suicidario.


Donna che lascia il narciso
In questo caso ci troviamo di fronte ad una persona che ha realizzato di non voler più subire uno situazione dolorosa e degradante quale è quella in cui il narciso fa precipitare la sua vittima quando attua la fase della svalutazione. La capacità di ascoltare finalmente i propri bisogni e la propria sofferenza spinge la vittima a mettere in atto meccanismi di salvaguardia di se stessa e della propria integrità. Ciò nonostante la scelta di lasciare il narciso non è semplice. Il NP infatti attua una serie di strategie comportamentali e manipolatorie volte a trattenere la donna che costituisce per lui la principale fonte di rifornimento. Ricatti morali, bugie, vittimismo, minacce, minaccia di suicidio, insulti, preghiere, pianti sono le armi utilizzate per impedire la separazione. Il NP non si fa scrupoli a cercare alleanze con chiunque possa esercitare una qualsiasi pressione sulla vittima. Ogni mezzo è lecito. Può rivolgersi ai genitori della donna o al capoufficio. Può utilizzare i figli o la migliore amica, rivelando dettagli intimi della loro storia, riveduti e corretti, per spingere le persone ad esercitare una pressione sulla vittima. La donna viene sommersa di mail ed sms in cui il NP professa il suo amore e il suo pentimento. Ci vuole molta forza morale e fermezza di intento da parte della donna, per non cedere e ritornare indietro sui suoi passi.
Quando il NP comprende che la donna non tornerà più indietro, spesso attua la sua vendetta. Cerca di denigrare e sminuire la figura della sua ex partner, attribuendole tutta la responsabilità della fine della relazione; arriverà addirittura ad inventare e fabbricare prove fasulle che indichino una relazione extra coniugale della donna come causa della fine della loro relazione. Se la coppia ha dei figli minori, il NP cercherà di accattivarsi la solidarietà dei bambini facendo ostruzionismo rispetto agli intenti educativi condivisi prima della rottura, attuando cioè tutti quei comportamenti atti a renderlo popolare agli occhi dei figli, e lasciando alla madre il ruolo normativo ed educativo. Pagherà gli alimenti in ritardo, si opporrà a qualsiasi proposta della ex moglie, sia essa un viaggio di istruzione o un sostegno psicologico per aiutare il figlio ad affrontare la separazione dei genitori. Se la coppia è in fase di separazione il NP farà di tutto per rallentare i procedimenti giudiziari. Può addirittura produrre prove e certificazioni fasulle. Cercherà di ridurre la donna allo sfinimento per avere maggiori concessioni. La donna spesso accetterà compromessi svantaggiosi per lei, pur di chiudere i procedimenti penali.


IL PERCORSO TERAPEUTICO INDIVIDUALE
La vittima sperimenta profondo dolore e solitudine. Sente di aver sprecato molto tempo della sua vita. Si domanda con insistenza dove ha sbagliato. La sua identità è danneggiata, così come il senso di autoefficacia. Molte autonomie possedute prima dell’incontro con il NP sono state perdute; la donna ha paura di non riuscire a farcela da sola. Durante la relazione è scesa a molti compromessi, senza accorgersene. La fase iniziale della terapia serve per comprendere chi sono i narcisisti. Permane nella donna, l’idea che forse, se avesse fatto di più o meglio, se avesse capito prima, se gli avesse dato quella risposta o avesse accettato quella tal cosa, magari… forse la relazione non si sarebbe spezzata. Sensi di colpa, rimpianto, acuto senso di fallimento, connotano questa fase.
Diviene fondamentale allora, comprendere tutti gli aspetti della patologia narcisistica. Non stiamo parlando di un carattere con le sue specificità, ma di una patologia vera e propria, descritta nel DSM, cioè nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali in uso presso la comunità internazionale di psichiatri e psicologi. Una patologia vera e propria dunque, purtroppo quasi sempre non curabile e che non è facile riconoscere. Il narciso difficilmente cambia, il narciso perverso è addirittura pericoloso.
Non c’è un comportamento, una strategia, un modo di fare o di porsi, una tipologia di carattere che possa andare bene ad un narciso. Qualsiasi cosa farete o direte, non potrà cambiare la realtà della sua patologia. Il narciso userà comunque la manipolazione, la svalutazione, lo sfruttamento, la cosificazione, l’isolamento, la menzogna, il love bombing, la triangolazione, il gaslighting, tutto il suo vasto repertorio comportamentale. E lo userà sempre e comunque, semplicemente perché non può fare altrimenti.
Quando la vittima accetta l’idea di essere stata con un narciso, subentra la rabbia e il disgusto per la bassezza morale (ma loro non hanno morale né coscienza), la mancanza di onestà e di scrupoli agita dall’ex partner verso coloro che dichiarava di amare più della sua stessa vita, i figli, il migliore amico, la sua donna, l’unica, la più amata. La donna inizia a chiedersi come ha fatto a non accorgersi prima di chi era lui veramente. Come mai non ha visto i segnali, perché non ha capito; perché ha accettato da lui certi comportamenti aggressivi o sminuenti? Questi interrogativi angosciosi, investono la sfera del senso di sé. La donna ripensa al suo passato e spesso rintraccia altri narcisi nella sua vita, ex fidanzati, il suo capo, spesso uno dei genitori. In questa fase la terapia sposta il focus sui bisogni inespressi e inconsci che la donna agisce all’interno del rapporto e che sono l’aggancio a cui si àncora il narciso, il nucleo della collusione, della complicità che si sviluppa nella relazione (la complementare). Questa fase del percorso terapeutico è delicata e importante. Possiamo pensare al narciso come ad un amplificatore che ha messo in luce i nostri più profondi bisogni per darci l’opportunità di accoglierli alla luce della nostra consapevolezza e di neutralizzarli. La terapia aiuta a cambiare i codici interni di decodifica del nostro vissuto, rivalutando aspetti e circostanze, in precedenza considerati come fallimenti ed errori. In terapia si impara a non soccombere sotto ai sensi di colpa, a sviluppare una diversa coscienza di se stesse e delle proprie meravigliose potenzialità.
Una delle paure più frequenti è quella di innamorarsi di nuovo di un narciso e di ricadere nella spirale dolorosa idealizzazione/svalutazione/scarto. Nel percorso terapeutico questa paura, legittima del resto, viene esorcizzata attraverso la conoscenza di semplici strumenti a disposizione di tutti: non agire più i bisogni all’interno di un rapporto; non demandare ad altri il compito impossibile di farci sentire le più amate; non dare all’altro il proprio potere personale; mantenere un adeguato spazio individuale senza fondersi nella dimensione di coppia; usare ogni giorno l’ascolto interno; rapportarsi costantemente alla propria rete sociale di appartenenza; cercare di sperimentare e di esprimere se stesse senza inibizioni. Si impara a riconoscere e dare ascolto ai segnali di allarme che ci da il nostro “navigatore interno”.


IL GRUPPO DI PAROLA
Il gruppo di parola è uno spazio protetto di ascolto, di confronto e di condivisione esclusivamente rivolto alle donne vittime di abuso narcisistico. Questa precisa scelta terapeutica deriva dalla constatazione che il trauma procurato dall’abuso narcisistico, non è in nessun modo confrontabile con altri tipi di abuso di cui purtroppo le donne sono spesso vittime. Non sostengo che un trauma sia peggiore o più doloroso di un altro, quanto piuttosto che il narciso con le sue peculiarità, non è assimilabile o comparabile con altre tipologie di uomini abusanti. Spesso le vittime di un narciso si sentono incomprese dagli altri. La violenza psicologica perpetrata per anni non è facilmente identificabile come lo è uno stupro o un pugno in pieno viso. La donna che ha subito una aggressione sessuale viene compatita e compresa dagli altri. Viene accolta e sostenuta. La donna che ha accettato per anni di essere umiliata nel privato, sminuita e manipolata non trova comprensione quando cerca di spiegare cosa ha subito. -Perché non sei andata via, se lui era cosi come dici?- si sente dire persino dalle amiche. Non dimentichiamo che il narciso in pubblico, mantiene la sua maschera di uomo splendido, innamorato della sua partner, affabile etc. La vittima sente che solo chi è passata attraverso le dinamiche paralizzanti della manipolazione psicologica, può comprendere il torpore, lo stato di trance in cui si scivola a poco a poco divenendo cieche alla propria stessa sofferenza. Ascoltando le altre donne raccontare le rispettive vicende, l’alternanza di emozioni che il narciso procura, l’uso spontaneo degli stessi termini descrittivi per definire la vita con lui (stare sulle montagne russe, vivere con il dottor Jekyll e mr Hyde), il comparire degli stessi meccanismi compensatori, le medesime paure di essere sbagliata, la negazione della realtà narcisista, la scissione operata per salvare la parte buona da quella abusante; lo stesso comportamento sminuente e manipolatorio, addirittura agito con l’uso degli stessi meccanismi (-ma come fanno ad essere così identici i nostri partner? Sembrano fatti in serie- sono le considerazioni più frequenti), la vittima da abuso narcisistico riconosce se stessa come tale: una vittima appunto, come lo sono anche le altre, e non una persona sbagliata che ha meritato tutto questo. Nel gruppo si da e si riceve sostegno sia durante il percorso terapeutico individuale, sia in una fase successiva in cui la donna è pronta ad aprirsi di nuovo alla vita.


NO CONTACT
Dopo la fine di una relazione con un narciso la regola più importante da rispettare (e più difficile da mantenere), è il NO CONTACT. In pratica significa:
nessuna telefonata, nessun messaggio, nessuna mail, nessun contatto FB, o altri social. Nessun pedinamento, nessun matrimonio di mia cugina dove è invitato anche lui, nessun passavo per caso sotto casa dei suoi genitori.
Non valgono considerazioni del tipo – Ormai mi sento forte e lui mi è indifferente – State mentendo a voi stesse.
Dal contatto con il NP non può derivare niente di buono, niente di “neutro”. Lui cercherà di manipolarvi e di ferirvi di nuovo, per il semplice piacere di farlo, per riassaporare la gioia di farvi del male, di riagganciarvi di nuovo, anche semplicemente di procurarvi un fastidio.
Sappiate che il NO CONTACT è in realtà la peggiore punizione e vendetta che possiamo infliggere ad un narciso, se è questo che cercate. Nella mancanza assoluta di contatti, lui perde completamente qualsiasi forma di potere su di voi. E questo per un narciso è intollerabile. Voi gli state sottraendo la sua fonte di rifornimento (narcisistic supply). Quando lui vi ferisce, vi manipola, vi umilia. Quando vi procura una reazione rabbiosa nei suoi confronti o vi fa piangere. Quando si accorge di avervi destabilizzato, lui si sta rifornendo da voi. Qualsiasi forma di attenzione rivolta a lui, sguardi di ammirazione, messaggi, commenti su fb, ma anche urli o insulti, per il narciso è nutrimento. Più reagite, più lo nutrite. La fine del rifornimento narcisistico è l’esperienza in assoluto che spaventa maggiormente il narcisista. L’unico modo con cui la vittima può liberarsi dalla tossicità di una relazione con un narciso, è il no contact.

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