Uno dei sentimenti prevalenti sperimentati dalle persone che hanno subito un abuso da parte di un narciso, è il sentimento di ingiustizia.
C’è dolore per l’abbandono, il rifiuto e l’inganno, c’è smarrimento nella prima fase, incredulità. Quando si inizia a scoprire il loro mondo, la doppiezza agita nei confronti della partner per tanto tempo, le bugie, i tradimenti… sembra tutto irreale. Poi subentra la rabbia. La rabbia è sempre legata all’impotenza (di agire, di cambiare le cose, di spiegare il proprio punto di vista) e anche al grande senso di ingiustizia. Da molti anni ormai lavoro per aiutare le donne vittime di abuso da narcisismo e quello che mi sento dire, prima o poi, è sempre qualcosa del genere: – Non è giusto! Loro cadono sempre in piedi. Perché io sto soffrendo così tanto mentre lui è felice con la nuova donna?- con tutte le varianti del caso.
Allora lasciatemi spiegare cosa significa essere narcisista con un esempio: immaginate di essere in mezzo al vasto oceano su una piccola barchetta che ha una falla dalla quale entra l’acqua. Per non affondare voi avete solo un piccolo secchiello, con il quale svuotate l’acqua con la stessa velocità con la quale entra. Immaginate di non poter mai smettere, di non potervi fermare neanche un momento per riposarvi. Pena la morte. Ecco. il narciso vive così. Che ne sia consapevole o meno.
Qualcuno ha paragonato il disturbo narcisistico a quello ossessivo compulsivo. Il narciso non può fare a meno di procurarsi il suo quotidiano rifornimento narcisistico e deve controllare che i suoi distributori di cibo (voi e le altre donne del suo harem), siano sempre disponibili e di scorta anche per il giorno dopo e quello successivo. Non può sopportare ferite al suo fragilissimo e grandioso ego; non può consentire al dubbio circa la bontà del suo agire, di insinuarsi; non può ammettere di avere sbagliato, non può vedere neanche la sua stessa fragilità. Non può rilassarsi, mai. Ogni attimo della sua esistenza è speso per rimanere costantemente nell’illusione di stare sulla cresta dell’onda. Questo è un vero e proprio lavoro. Tutto deve essere gestito, controllato, architettato, pianificato affinché gli altri gli rimandino costantemente immagini lusinghiere di se stesso. Questa parvenza di vita felice e di successo è l’unica che il narciso è in grado di vivere.
Ma non è tutto. Vi faccio un altro esempio. Immaginate di essere raffreddati e di non sentire i sapori, mentre state a tavola con altri commensali. Le portate si succedono le une alle altre, ognuna più squisita della precedente. Vedete intorno a voi tutti gli altri gustare il cibo e commentare sulle caratteristiche e sapori, mentre voi non sentite proprio niente. Vi sentite esclusi e sfortunati. I narcisi non sentono le emozioni. Le conoscono perché ne sentono parlare, ma non le hanno mai esperite. Eppure tutti parlano in termini emotivi, ma a loro questo è precluso. Si rendono conto di essere indifferenti, di non sentire le cose come gli altri e di non poterci fare niente. Allora fingono. Recitano
Questa è la vita del narciso. Non vi sembra di per se una punizione?