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Roberta Sava

Psicologa e Psicoterapeuta

Narcisista
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Il narciso quotidiano

Il narcisismo, lo abbiamo già detto, è una patologia della struttura della personalità. In altre parole è una malattia che ha diversi livelli di gravità. Per semplificare su una immaginaria linea, andiamo dal grado più lieve, il narciso quotidiano appunto, a quello più grave, il vero sociopatico ossia l’uomo potenzialmente omicida.
In questo articolo parliamo del narciso quotidiano, cioè di quell’uomo, marito e padre, con il quale la donna complementare (vedi articolo “Le partner del narciso”), porta avanti una relazione stabile per dieci o trenta anni.
Quell’uomo con il quale ci si corica ogni sera dopo una giornata fatta di lavoro, casa, figli. Con il quale si festeggiano i Natali in famiglia o si fanno le ferie al mare. Quel padre che va alle riunioni di classe dei figli, che porta lo stipendio a casa, che accompagna l’anziana madre alle visite di controllo. Quel partner che si pensa sia l’uomo perfetto, il principe azzurro, ma che poi, ad un certo punto inizia a deludere.
Abbiamo detto che, una delle caratteristiche di questa struttura patologica della personalità è proprio la mancanza di empatia. Il narciso cioè non è in grado (non è che non vuole, proprio non può), di essere empatico; non riesce a comprendere che le sue azioni creano nell’altro un impatto emotivo. Non comprende quando ferisce la sua compagna o chiunque altro sia in relazione con lui. Non comprende cosa si agita nel cuore dei figli adolescenti, o del padre che deve andare in pensione, o della moglie subito dopo il parto o in qualsiasi altro momento della vita. Non comprende cosa prova la gente quando viene ferita od offesa dal tradimento di un amico, dall’ingerenza di un collega, dalla severità di un docente. Non riesce a capire quando voi gli state narrando, all’ora di cena, una vicenda appena successa in ufficio che vi ha profondamente colpito e addolorato. Vi interromperà sul più bello, perché gli è venuto in mente di dirvi che ha chiamato il medico per spostargli il suo appuntamento e che quindi voi dovete di nuovo cambiare l’organizzazione domestica in funzione del nuovo appuntamento. E voi, che siete state interrotte proprio mentre stavate cercando di spiegargli cosa avevate provato durante la mattina in ufficio, rimanete per un istante interdette, chiedendovi se lui è veramente interessato a quello che gli state dicendo, cioè a voi.
Episodi come questo sono all’ordine del giorno con un narciso, ma voi non ci fate caso subito. Perché lui, alle vostre rimostranze – ma mi stai sentendo? Ti stavo dicendo una cosa di me! – risponde subito scusandosi e dicendo che aveva paura di dimenticarsi quell’informazione importante. E non ci fate caso perché è una cosa plausibile, capita a tutti. E non fate caso al fatto che in realtà questo succede sempre, tutte le volte che parlate di vissuti emotivi. Se invece gli raccontate fatti concreti allora sta attento, non vi interrompe. E poi non fate caso neppure al fatto che non comprende la delicatezza del momento che sta vivendo vostra figlia sedicenne. E che siete voi che gli dovete spiegare cosa stia provando la ragazzina. E sua madre o suo padre, e voi stesse. Insomma voi vi ponete sempre come traduttrice simultanea delle emozioni degli altri. Voi siete divenute il suo vocabolario personale, il suo “google traslator” per usare una metafora attuale, che si offre costantemente per mediare e compensare la sua assoluta incapacità di vivere le relazioni.
E poi volete a tutti i costi che la favola del principe azzurro continui. Volete mantenere l’idealizzazione che vi ha fatto sentire la prescelta, la più importante, la più amata. Perché lui all’inizio del vostro rapporto è stato così. E se oggi ogni tanto vi delude, può succedere. Colpa della vita stessa, del lavoro, delle bollette da pagare, delle mille difficoltà quotidiane che affliggono tutti. Magari forse è pure colpa vostra, del fatto che non siete più così disponibili come i primi tempi, prima che nascessero i figli. Non volete più fare l’amore praticamente ogni sera. E poi lui vi fa notare i vostri difetti. Non vi dice forse in continuazione che siete diventate ansiose come vostra madre? – Stai diventando come tua madre! – Non vi rimprovera che siete incapaci di amministrare il denaro, o di controllare i conti del condominio, o di gestire l’organizzazione domestica? Magari il suo biasimo è sul vostro aspetto. Lo vedete distratto, distante, glielo fate notare cercando un dialogo. E lui vi rimprovera che la colpa è vostra. Non vi curate più come una volta, siete forse un po’ ingrassate (con buona pace delle due gravidanze e dei vostri 55 anni), ma perché non siete come….e qui fa il nome di una vostra amica, collega, cugina, conoscente che è vostra coetanea, che è in linea perfetta, va dal parrucchiere tutte le settimane e sembra felice ed appagata. Eppure è quella stessa donna che lui ha nel passato criticato aspramente perché aveva lasciato il marito, cambiato un lavoro o semplicemente lui non riusciva a controllare.
Nel frattempo sono passati dieci, quindi, venti anni di matrimonio. Voi avete lavorato, sgobbato, cresciuto i figli, assecondato i suoi bisogni, ascoltato ogni sera le sue lamentele perché al lavoro non lo apprezzavano come a suo dire meritava. Vi siete spese per la sua famiglia d’origine. Avete fatto ogni giorno la puntura a vostro suocero che vi abita al piano di sopra, prima di andare al lavoro. Tutto dato per scontato. E’ il vostro dovere.
Dentro una vocina vi parla. Vi racconta della vostra insoddisfazione. Non c’è spazio per voi, per i vostri bisogni. Adesso che i figli sono più grandi, che il lavoro è in un momento di stabilità, che vostra madre è finalmente morta dopo una lunga malattia (che avete vissuto assistendola quotidianamente). Ora che l’economia domestica vi da una tregua, che avete un po’ più di tempo per vivere finalmente il vostro rapporto di coppia, proprio adesso vi rendete conto che lui non è al vostro fianco. C’è un tizio che si corica nel vostro letto, che mangia ogni sera la cena che cucinate, a cui continuate a stirare le camicie, di cui conoscete ogni espressione del viso, ogni respiro. Ma lui di voi non sa niente. Vi rendete conto che di voi, non ha capito niente. Che non vi conosce affatto. Eppure avete speso molto tempo nel cercare di avere con lui una comunicazione profonda. Avete provato a litigare, e poi a protestare e poi a spiegare e di nuovo a litigare e di nuovo a chiarire. Per anni. Tutto vano. Lui continua imperterrito a chiedervi di essere il centro della vostra vita. Perché è quello che avete fatto. Sempre.
Adesso è venuto il vostro turno. Avete appena fatto la mammografia e c’è un nodulo sospetto. Lui non è al vostro fianco. Impegni di lavoro. Vi siete operate al tunnel carpale e avete bisogno di aiuto in casa. Lui non può rinunciare al suo poker con gli amici, quello del mercoledì sera. Tanto vostra figlia di 20 anni può rinunciare alla palestra e stare con voi, giusto? La vostra amica di infanzia è appena morta di tumore a soli 57 anni e voi siete distrutte, ma lui pretende che vi rechiate lo stesso alla cena organizzata dal suo capo, perché voi siete decorative, piacete al capo e poi ci sono anche le altre mogli. Improvvisamente vi rendete conto del suo assoluto egoismo. Capite che è sempre stato così. Ritornate indietro con la memoria e recuperate fatti e avvenimenti della vostra vita con lui. Li rileggete alla luce della nuova consapevolezza, senza i filtri dell’idealizzazione e dell’illusione. Lui è sempre stato così e voi avete sempre dato: amore, attenzione, ascolto affetto, sostegno e….soldi.
Avete ricevuto l’eredità di vostra madre o padre. Giusto la cifra che vi serviva per comprare la casetta al mare o in montagna. E l’avete intestata anche a lui. Oppure avete finito di pagare le rate del mutuo della vostra casa. Oppure avete chiesto un prestito, la cessione del quinto dello stipendio, per pagare le cartelle esattoriali che sono piombate fra capo e collo. Lui infatti non ha pagato l’iva della sua attività negli ultimi cinque anni. Oppure lo avete aiutato a pagare gli alimenti alla ex moglie, o a sanare un suo vecchio debito.
Inizia la fase della resa dei conti. Voi volete da lui qualcosa in cambio. Volete l’amore che vi aveva promesso. Adesso avete deciso che è il vostro turno. E iniziate a chiedere. Ad esigere. E soprattutto divenite meno generose, meno disponibili verso lui.
E lui, lo so è banale, quasi scontato, si trova un’altra. Semplicemente. Cerca in un’altra donna, quel rifornimento narcisistico che prima aveva da voi. Non è neanche particolarmente attento a nascondere la relazione. Voi vi accorgete subito che lui è più distratto, più distante. Decisamente indifferente. O meglio vi accorgete che non cerca più di mascherare la sua indifferenza. Prima si giustificava, vi inventava sempre una scusa plausibile. Insomma almeno investiva un po’ di tempo ed energia su di voi. Per ingannare qualcuno, per manipolare un partner, ci vuole l’intento, la volontà di investire su questo. Adesso non gli importa più. Perché ha capito che da voi non può più ottenere niente.
Da questo momento in poi ciò che succede dipende da voi.
Potete decidere di separarvi o di rimanere con lui.
Se scegliete la prima opzione dovrete affrontare nell’ordine: lo stupore dei figli e dei familiari – ma come, dopo venti anni te ne accorgi solo ora? Te lo sei sposato, lo sapevi che era così! Ma dove vai alla tua età, hai quasi sessant’anni! – sono le frasi più comuni. Se protestate e dite che lui ha un amante (non è importante che abbiate o meno le prove), avrete solo sguardi di compatimento e il sostegno di qualche amica che c’è passata prima di voi. E poi dovrete affrontare gli avvocati, i giudici, il trasloco (suo o vostro) e tutto quello di pratico, che comporta una separazione. A cui dovrete aggiungere la paura di non farcela da sola (lui ve lo ha fatto credere), di rimanere da sola o peggio di cercare un altro compagno e di scoprire che anche lui è un narciso.
Se scegliete di rimanere con lui dovrete mettere in conto che lui non cambierà. Lui è e rimarrà sempre uguale a se stesso. Siete voi che dovrete cambiare. Potrete crescere, divenire autonome, scoprire di essere in gamba, fare un corso, quello che avete sempre rimandato. Potrete imparare a non soffrire della sua indifferenza e prendere da lui quello che è in grado di darvi, accontentandovi. Potete iniziare a viaggiare, andare in palestra, scoprire che vi piace fare del volontariato. Potrete passare più tempo a fare quello che vi piace e meno a fare quello che piace a lui.
Entrambe le opzioni sono valide, perché in entrambe le scelte le protagoniste finalmente, siete voi.

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