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Agnese Tarquinio
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Il manipolatore affettivo

Di Agnese Tarquinio

Riconoscere un manipolatore non è così semplice poiché potenzialmente potrebbe esserlo chiunque, potrebbe avere qualsiasi caratteristica fisica e ricoprire qualsiasi ruolo nella società. Riesce ad insinuarsi negativamente in tutti gli ambiti della vita quotidiana, motivo per il quale crea danni devastanti a chi si relaziona con lui.

L’aggressore è in grado di legare con gli altri, enfatizzando le caratteristiche positive e mascherando quelle negative. Inizialmente indossa una maschera per apparire nel migliore dei modi, per entrare in contatto con la preda, sfoggia buone maniere, utilizza schemi per apparire come una persona comprensiva, protettiva, empatica, disponibile, attenta ad ogni dettaglio per poi rivelarsi successivamente per quello che realmente è.

I manipolatori sono soggetti che mancano di intelligenza emotiva, non hanno la capacità di percepire, gestire le proprie emozioni e quelle delle persone con cui si relazionano. Riescono però, a colmare questa mancanza con l’intelligenza istintiva individuando velocemente la preda e le modalità di agire per legarla. Il loro obiettivo è quello di controllare gli altri, utilizzando diverse strategie, colpevolizzando di fatti mai accaduti, principalmente in relazioni con un coinvolgimento emotivo. Usano ragionamenti logici, riescono a capovolgere la situazione a loro vantaggio, mentire diventa uno schema facile e ricorrente. Una delle caratteristiche fondamentali è quella del trasformismo, in base alle esigenze della vittima con la quale decidono di entrare in contatto. Hanno la capacità di cambiare atteggiamenti, schemi e comportamenti in modo molto semplice pur di raggiungere l’obiettivo prefissato. Essendo privi di una propria identità mettono in atto la loro abilità camaleontica, dopo aver studiato a lungo la perda, per sedurla e legarla. Individuano le mancanze e le debolezze dell’altro, per fare leva su queste, permettendo l’inizio di una dipendenza affettiva della vittima in maniera rapida e distruttiva. 

Utilizzano strategie accattivanti adottando comportamenti che li faranno sembrare partner ideali, sostituendosi per esempio, alle figure parentali mancanti nella vita del dipendente. Un’altra caratteristica dei manipolatori è quella di adulare e approvare per far sentire la vittima considerata e gratificata. Valorizzandola, facendola sentire importante anche nella sfera sessuale, affermando il dominio nella totalità.

Questa relazione porta la vittima a sentirsi sicura, protetta e gratificata, a tal punto da percepire il proprio partner come indispensabile.

Più il partner prova a evidenziare i problemi nella coppia, più cerca di far notare gli errori fatti dal manipolatore, più  utilizza schemi di comprensione e dolcezza per scatenare un senso di colpa nell’altro. In questo modo riesce a ottenere il totale controllo della relazione.

Il carnefice agisce utilizzando il doppio legame cioè una comunicazione paradossale in cui vengono esposti due messaggi opposti. Vi è un’incongruenza tra l’aspetto verbale e quello non verbale, tra le parole e gli atteggiamenti. I discorsi sono incoerenti con il modo di agire, è privo di senso etico e parla con frasi fatte. 

Cerca di esistere attraverso l’altro, ha comportamenti paranoidi e pulsioni aggressive difficili da controllare. Ha dei comportamenti infantili come quello di mettere il broncio quando una situazione non è di suo gradimento. Ha un senso di onnipotenza e un elevato bisogno di brillare e sentirsi al centro della situazione.

L’aggressore tende a mettere in dubbio le competenze, le qualità dell’altro, lo critica, lo svaluta in modo palese, sistematicamente. Per sentirsi bene disprezza l’altro, si nutre dell’essenza delle sue prede, motivo per il quale questo atteggiamento viene anche detto vampirismo. In una condizione di malattia esagera sempre il suo stato di salute mentre minimizza il dolore degli altri.

Per ottenere l’amore ricorre anche a minacce di suicidio e ricatti morali. Si ritrae dalle sue responsabilità se nasce un problema o le cose vanno male, viceversa prende tutti i meriti. Non permette all’altro la replica, pone domande principalmente indirette, deforma, interpreta le risposte a suo piacimento. Vuole avere sempre l’ultima parola, quando è in difficoltà risponde in modo cattivo, minaccia l’altro. Hanno la capacità di cambiare il proprio comportamento, la mimica, il tono di voce, in modo repentino.

Un giorno dice una cosa, il giorno dopo l’opposto, risultando convincente, sicuro di se, quando gli viene fatta notare l’incongruenza tra i due discorsi nega, dà la colpa all’altro di non comprendere. Non riesce a mettersi nei panni dell’altro, quindi non riesce a capire quanto male provoca, ma si compiace della dipendenza che crea. Spesso è un individuo vuoto, mediocre, ossessionato dal bisogno di piacere agli altri e vive nella persecuzione di essere smascherato. Non mette impegno reale nel rapporto e compiacendosi solamente per avere il totale controllo dell’altro.

 

BIBILIOGRAFIA

  • CAVALIERE R., Se non mi amo non ti amo,: Rompere il circolo vizioso della dipendenza affettiva, Milano, le comete F.Angeli, 2017;
  • CINCINNATO I., la dipendenza affettiva: l’amore oltre l’amore
  • DE ROSE M, relazioni distruttive, ebookecm.it , 2021;
  • GHEZZANI N. Quando l’amore è una schiavitù. Come uscire dalla dipendenza affettiva e raggiungere la maturità psicologica, Milano, Le Comete, F. Angeli, nuova edizione, 2011;
  • SCHIMIT G., Il manipolatore narcisista: riconoscerlo e liberarsene per riprendere il controllo sulla propria vita., Vicenza , Edizioni il punto d’incontro per l’edizione italiana, 2018
  • VESPE M., La perversione affettiva del narcisista, Piesse, anno 3, febbraio 2017;
  • VITALE M. dipendenze affettive, come tu mi vuoi., Roma, Sovera edizioni, 2015;

 

 

 

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