GESTIONE E DESTINO DEI RAPPORTI
*termini come narciso e complementare sono intesi al maschile od al femminile indifferentemente
Come si evolvono i rapporti con gli ex partner narcisi dopo la separazione? I figli che destino avranno? Sia quando sono piccoli, che quando sono adolescenti?
Le dinamiche che hanno regnato per anni in una coppia disfunzionale con figli si perpetreranno anche dopo la separazione: manipolazioni, triangolazioni, gaslighting, rappresaglie, trabocchetti impereranno. L’esercizio del complementare nel mantenimento ove possibile del no-contact verrà messo a dura prova: i figli saranno per i Narcisi sempre uno strumento di aggancio per una ricarica energetica, ricordando che l’approvvigionamento energetico avviene spesso e soprattutto attraverso situazioni conflittuali e violente in cui verrà esercitato il potere: è sempre il N. che detterà le regole e dirà chi e cosa si dovrà fare, anche se tutto ciò non verrà fatto apertamente bensì in modo bieco e sotterraneo come se fosse del tutto casuale come, per esempio, non ricordarsi di riprenderli a scuola adducendo la scusa di non essere stato avvisato, non farsi trovare all’ora convenuta, fare il contrario di quello che è stato concordato, far fare merenda in orari impropri, non preoccuparsi di fargli fare i compiti, operando in modo da minare e ostacolare in ogni modo un buon funzionamento educativo condiviso. Sono loro la legge, sono loro che agiranno per colpire, non va dimenticato MAI! Non si piegheranno di fronte alle regole, per loro non valgono, sia se siano Overt che Covert. In genere quando i Narcisi dicono al partner cose negative, quando accusano di tradimento o di inadempienze, di solito, ci stanno dicendo cosa stanno facendo loro: mettono sull’altro, in modo anche troppo elementare, le colpe di cui loro si sono macchiati per primi.
Vanno ascoltati perché la loro è un’autodenuncia!
La distanza che c’è con la separazione, anche quella fisica, darà più lucidità e consentirà al codipendente di non essere risucchiato completamente.
Dopo la separazione chi è complementare può sentirsi in colpa di avere rovinato una famiglia o di non aver fatto abbastanza. Il codipendente “guarito” che ha sempre fatto da cuscinetto, da collegamento tra il Narciso e i figli per proteggerli e restituirgli una figura positiva, anche nella decisione di separarsi, deve fare i conti con lo sgretolamento di quell’ideale di famiglia che teneva in vita nel suo immaginario e lasciare che i figli affrontino la nuova realtà familiare e nello specifico sperimentino senza filtri il padre o la madre narcisa.
Ho potuto notare, durante la mia pratica clinica, che in alcuni casi questi padri narcisi o madri possono cominciare a occuparsi della prole in modo più partecipato e quasi adeguato, riproducendo comportamenti e modalità apprese “a specchio” che venivano attuati dalla ex compagna/o: cucinare gli stessi cibi allo stesso modo, stesse vacanze, risultando così adeguati per talune situazioni standard. Quando però le stesse cominciano a uscire fuori dalla normale routine, in quel frangente i N. non modulano né modificano i comportamenti bensì continuano a mettere in atto gli stessi che non risulteranno però efficaci alla risoluzione della situazione, ciò perché non sono empatici e non si sono adattati al figlio: copiano senza evolversi. Tali per così dire “sbavature” non sono facili da cogliere e forse non verranno notate all’inizio dai figli ma sicuramente comprese in seguito. Altri, invece, o si disinteresseranno o delegheranno ai nonni o nuovi compagni la gestione della prole. La chiave di comprensione del comportamento dei Narcisi che segue alla separazione può essere ricondotto alle relazioni con i genitori e tra i genitori dello stesso.
Comunque questo “pseudo” cambiamento da padre/madre periferico durante il rapporto disfunzionale a padre/madre accudente e presente nella vita dei figli dopo la separazione, produce nel complementare dolore e i soliti sensi di colpa “Sono io la/o sbagliata! Lui è una persona buona e presente!”.
Ma qui sta l’inganno e la trappola violenta e volontaria del Narciso che vuole mostrare al mondo la sua purezza e integrità di persona e di padre/madre, essere quello buono e bravo ed è l’altro che li ha lasciati, cioè quello cattivo e abbandonico!
Il codipendente si trova ad affrontare questa ennesima prova di vita e fare i conti con la propria impotenza!
Non solo non verrà creduto ma sarà considerato anche quello che ha tradito, che ha rovinato tutto, sempre sbagliato, che non viene visto nella sua onestà di sentimenti.
La situazione si complica quando i figli sono adolescenti o giovani adulti: lì le tecniche di manipolazione e triangolazione si fanno ancora più crude anche perché le aree di superficialità e inettitudine del Narciso diventano più evidenti e impattanti, mettendo a rischio l’incolumità dei figli. La mancanza di comprensione empatica delle situazioni porterà a un atteggiamento sempre più incoerente rispetto a regole e linee guida di cui l’adolescente ha profondamente bisogno. Tutto questo diviene un mix letale se sommato al fatto che non ci dobbiamo scordare che il Narciso è un bambino non cresciuto e gioca a fare il padre o la madre. Mi spiego: partendo dal bisogno principale del N., che è quello di essere visto ed essere al centro che lo porta istintivamente a fare l’opposto di quello che gli viene richiesto o del buon senso in molti casi – poiché se concordasse non spiccherebbe e non si nutrirebbe energeticamente – il N. non si propone mai in modo coerente o misurato: potrebbe non far uscire il figlio adolescente o farlo tornare prestissimo a casa adducendo pericoli notturni e poi, invece, affidare allo stesso neopatentato la responsabilità di un viaggio con pernottamento in montagna d’inverno; oppure accompagnare i figli su un cucuzzolo della montagna pur avendo un ginocchio compromesso perché dice che la montagna è pericolosa, anche se il sentiero risulta facile e segnato e nel contempo dare il permesso agli stessi figli minorenni di attraversare una regione in bicicletta facendo un sentiero fangoso in autunno, andando tranquillamente a 400 km di distanza per trascorrere il suo week end: ma tutto da lui viene spiegato con “la buona intenzione di un padre che da fiducia ai figli e vuole aiutarli a crescere facendogli fare esperienza”. Ma fare esperienza non significa lasciare il vuoto, bensì accompagnare, sostenendo ove e quando ci sia necessità!
Capiamo qui la difficoltà da parte del partner su come arginare questi comportamenti scellerati. I figli, dal canto loro, con chi potrebbero allearsi? Con un genitore che fa rispettare minimamente delle regole o con quello che gli fa fare tutto quello che gli salta per la testa? Se uno lo porta la parco, lo riempie di patatine fritte o gli consente di uscire senza orario con gli amici, è un buon genitore? Agli occhi dei figli si! E l’altro, quello che modera e da più regole sarà sicuramente il cattivo della situazione!
Cosa bisogna fare in questo caso?
Provare a uscire da questi agganci condizionanti lasciando anche degli spazi vuoti, non andando sempre a colmare e riparare. Mantenere il più possibile il no-contact, usare mail per comunicare solo le cose necessarie, evitando di farlo per primo. Solo usando queste accortezze ci si può cominciare a disintossicare, ad allentare quell’elastico che ci riporta a quelle comunicazioni che sono tossiche. Chiediamoci sempre cosa di irreparabile potrebbe succedere se le cose che noi diciamo non verranno rispettate dall’altro. La triangolazione del figlio per colpire il partner è un classico. Se nostro figlio viene riempito di patatine ogni volta che sta con il padre e noi non ribattiamo e facciamo finta di niente, cosa potrebbe succedere? Quello che potrebbe succedere è che intanto non si ciberà più della nostra rabbia e alla lunga, visto che la cosa non produrrà una reazione, magari cambierà strategia: i N. si divertono a colpirci attraverso i figli, se noi non accogliamo la provocazione sposteranno la loro mira su altre cose magari non triangolando più il figlio che verrà liberato non essendo più bersaglio e strumento di offesa per colpire l’ex partner!