Chi è il narcisista?
Tutti noi possediamo alcuni tratti narcisistici (sano amor proprio e istinto all’autorealizzazione), che vengono stemperati attraverso l’esperienza via via che si forma il carattere. Il bambino piccolo è fisiologicamente narcisista, cioè centrato su se stesso. Stiamo parlando di narcisismo primario.
Tuttavia è stato calcolato che il 4% della popolazione presenta un DISTURBO NARCISISTICO DELLA PERSONALITÀ (DNP), narcisismo secondario, caratterizzato da un mal funzionamento del Super-io, quella struttura della personalità che impone limiti morali ed etici, regole comportamentali e normative realistiche. Alcuni studi, tutt’ora in corso, parlano di una struttura del cervello, l’amigdala, più piccola del normale. Questi soggetti, egoisti ed egocentrici, sono del tutto privi di empatia, non riescono cioè a percepire gli effetti del loro comportamento quando questo è agito sugli altri. Di conseguenza non hanno scrupoli nel perseguire i loro obiettivi. L’altro, per i narcisi, non è una persona portatrice di una sua propria individualità, di bisogni ed emozioni. Piuttosto è solo uno strumento che può fornire servizi. Esiste solo perché gli è utile, (cosificazione). Cessato l’uso, la persona è gettata via, esattamente come si fa con un paio di scarpe vecchie. Il narciso ha nel frattempo, provveduto a procurarsi un altro soggetto da sfruttare. Infatti egli si alimenta solo attraverso lo sfruttamento del prossimo (rifornimento narcisistico). Questi soggetti sono perversi e sociopatici. Non riescono a stabilire alcuna relazione intima ma sono bravissimi nel costruire relazioni superficiali. I narcisi non amano se stessi, non esiste in loro la percezione di un “se stesso”, bensì amano la loro immagine, così come viene riflessa dai numerosi specchi di cui si circondano; specchi, cioè persone, che riflettano l’immagine grandiosa che essi sentono di incarnare.
Secondo la teoria di Wink, supportata da recenti studi empirici, si distinguono due tipologie di narcisista definiti “narcisismo overt” e “narcisismo covert”
Il narcisismo overt si caratterizza per un alto livello di autostima e una bassa tolleranza alle critiche, uno schema di attaccamento sicuro o svalutante, un ridotto livello di ansia nelle relazioni: presenta un significativo distacco emozionale, senso di superiorità, atteggiamento sprezzante, ossessione per il successo, bisogno di dominare, alta fiducia in sé, relazioni solo superficiali.
Il narcisismo covert si distingue per una alta suscettibilità alle critiche, ruminazione del pensiero e bassa autostima, stile di attaccamento impaurito, caratterizzato da ansia ed evitamento delle relazioni, paura del rifiuto e dell’abbandono, con stile di attaccamento evitante con tendenza a provare disagio quando le relazioni si fanno troppo intime. (Quando la relazione si fa più intima, scappano; quando il partner esausto si allontana, lo inseguono). I sentimenti di grandiosità sono presenti, ma mascherati da modestia, timidezza e sintomi depressivi (vittimismo con finalità manipolatorie).
Entrambe le forme hanno elementi in comune, tra cui il bisogno di ammirazione, fantasie di grandezza, forti sentimenti di invidia mascherati da ipercriticismo, sfruttamento degli altri e difficoltà nel controllare gli impulsi.
Origini del narcisismo
Il narcisismo si radica nell’infanzia, nei primi anni di vita, attraverso una relazione disfunzionale con le figure di riferimento. Generalmente abbiamo due situazioni estreme ed opposte, un amore eccessivo o la totale assenza di esso. In entrambi i casi il bambino non è autenticamente “visto” dai genitori nella sua essenza, ma solo nella rappresentazione di essa. Mi spiego meglio: si può avere il caso in cui una madre insoddisfatta, proietti tutto il suo bisogno sul figlio, generalmente il primogenito maschio, chiedendo indirettamente al bambino, di compensare le sue frustrazioni. Il bambino sarà esaltato per il suo aspetto fisico ed il suo essere maschio che soddisfa l’ego infantile della madre, senza che però ci sia un reale spazio di ascolto per le autentiche esigenze del piccolo. Questa esaltazione produce un futuro narcisista egocentrico, convinto che tutto gli sia dovuto, che gli altri siano inferiori e che debbano quindi riconoscere la sua superiorità. Ha un atteggiamento superbo e spocchioso, che a fatica riesce a mascherare. Oppure nel caso opposto, una madre assente e non in grado di accudire empaticamente il figlio, che non ama e non risponde quindi alle fisiologiche richieste di amore del bambino, impedisce in quest’ultimo la strutturazione sana della personalità, e la capacità di amare. Ne risulterà un adulto anaffettivo che cercherà per tutta la vita di colmare quel vuoto, pretendendo che gli altri gli diano amore incondizionato, che lo ammirino e siano a sua totale disposizione.
Tuttavia questa prima descrizione è assai incompleta, in quanto queste condizioni infantili, purtroppo frequenti, non sfociano tutte necessariamente nella personalità narcisista. Per diventare un NP, bisogna avere qualcosa in più. Innanzi tutto un elevato quoziente intellettivo. Lo psichiatra argentino Hugo Marietan, afferma che il narcisista è un modo di essere. Loro non sono malati, sostiene, sono persone con bisogni speciali che li distinguono dalla maggior parte della gente “normale”. Per Marietan anche i sociopatici sono persone, ma per loro non valgono gli stessi costrutti e concetti che si utilizzano per descrivere e comprendere il comportamento umano. Bisogna impostare un discorso specifico per loro. Per poter comprendere un narciso perverso, bisogno imparare a pensare come fa lui.
Capire quali siano le regole del gioco che solo lui gioca, è l’unico modo per sottrarsi alla logica perversa con la quale imposta tutte le relazioni. La loro struttura mentale li aliena dalla condivisione della vita con gli altri, condivisione dal quale l’uomo, essere sociale, trae nutrimento vitale; ma quella stessa struttura mentale fornisce loro, attraverso la manipolazione e specifiche strategie, gli strumenti per far finta di essere come noi, depredarci per ottenere quello che serve loro, e scartarci quando non siamo più utili. I narcisi perversi sono dei predatori e dei vampiri energetici. Gli altri, le persone “normali”, sono una immensa dispensa a loro disposizione. Non essendo in grado di produrre il nutrimento psichico necessario per vivere, il NP lo prende dagli altri. Per far questo investe tutte le sue risorse (rifornimento narcisistico). Per lui è una questione di vita o di morte. Anzi è l’unico modo di vivere che possiede. Come un camaleonte, si adatta alla sua preda, si camuffa seguendo le circostanze e ciò che più gli conviene per perseguire i suoi obiettivi.
Il NP in relazione agli altri
Nella società è generalmente considerato una persona interessante e valida. La spinta ad incarnare un ideale dell’Io vincente è molto forte nel NP, che investe molta energia per apparire socialmente gradevole, accettato, simpatico, istrionico, spiritoso, affascinante. Egli si convince di poter essere ciò che appare, ma come ogni attore, necessita della conferma del pubblico. Da qui l’importanza che per il NP riveste l’opinione della gente. Per ottenere l’approvazione adulano le persone che li ammirano e attaccano e odiano coloro che li denigrano. Tuttavia la loro capacità di relazionarsi rimane esclusivamente a livello superficiale. Quando entrano in contatto con gli altri sono in grado di valutare contemporaneamente molte variabili: la tipologia di persone (gruppo amicale, colleghi di lavoro, altro), il clima emotivo presente, le necessità del gruppo, l’andamento della riunione. E creano seduta stante il personaggio perfetto che può spiccare, attrarre l’attenzione e sedurre il gruppo in quello specifico contesto (camaleontismo). Il gruppo dei conoscenti/colleghi, considera il NP una persona simpatica, affabile, interessante. Nessuno immagina la reale natura del sociopatico da tutti considerato un buon amico. Il NP inoltre ha sempre un certo numero di amici che ha incantato e sedotto proprio grazie al suo modo di fare. Questi amici sono dipendenti da lui e si prestano a fargli da spalla e da gregari, fieri di essere annoverati fra la cerchia dei suoi amici. Costituiscono parte del rifornimento narcisistico di cui il NP si alimenta.
Il NP nella relazione di coppia
In questo contesto il NP da il meglio di se. Le relazioni di coppia infatti, costituiscono la principale fonte di sostentamento del sociopatico. Dopo aver individuato la sua preda, che deve avere specifiche caratteristiche (vedi La Complementare), il NP mette in scena un copione strategicamente studiato per far capitolare la donna e trasformala in un soggetto passivo e paralizzato a sua completa disposizione. Si distinguono generalmente tre fasi: l’idealizzazione, la svalutazione e lo scarto
Nella prima fase, l’idealizzazione, (vedi LOVE BOMBING), il NP si comporta come un seduttore perfetto, romantico se la preda ama il romanticismo, oppure impetuoso, avventuroso e in qualsiasi altro modo sia l’ideale di uomo della donna in questione. Non risparmierà lodi, regali, attenzioni, messaggi quotidiani di buongiorno e di buonanotte la sera. Farà improvvisate, cene al lume di candela e quant’altro sia utile per far sentire la donna la più amata, ma anche speciale, importante, bellissima. I complimenti sono sperticati, iperbolici, ma sempre dosati sull’ego della futura vittima, che si sente travolta da questa onda d’amore, eccitata, spaventata e coinvolta come mai le era successo prima. Il NP, non dimentichiamolo, sa essere speciale, affascinante, incredibilmente sicuro e travolgente. In brevissimo tempo, troppo breve per le persone normali, la coppia diviene un “noi” e inizia a fare progetti per il futuro.
Il NP promette esattamente quello che è il sogno segreto della donna: matrimonio, figli, ideale di vita, di coppia o lavoro, viaggi; qualsiasi sogno sia nell’immaginario della partner, è perfetta, anzi è esattamente quello che ha sempre sognato anche lui. In questo ambito si crea e si stabilisce una alleanza/collusione fra il narciso e la sua partner, fra la donna che vuole credere di aver trovato un uomo perfetto che la comprende come nessuno mai, con il quale formare una famiglia perfetta, ed il narciso, che ha bisogno di sentirsi perfetto e di essere visto come tale dalla sua partner.
Quando ormai la preda è ammaliata, innamorata, posizionata esattamente al centro della tela del ragno, quando ha abbassato le sue difese, quando crede di avere trovato il principe azzurro, l’uomo dei suoi sogni, solo in quel momento, il comportamento del NP inizia a cambiare.
Entriamo nella fase della svalutazione. La virata è lenta e graduale, impercettibile. Iniziano le prime critiche, le prime osservazioni. Tutto però dosato ad arte e venato d’affetto. La vittima non sospetta, pensa che lui dica quelle cose, le faccia quelle osservazioni, per il suo bene. L’obiettivo è la sistematica demolizione della personalità della donna. Il NP deve trasformare la preda in una cosa inerme al suo servizio. Per far questo utilizza molteplici tecniche comportamentali e verbali di manipolazione, (vedi gaslighting) operando una vera e propria sistematica violenza psicologica, tanto più pericolosa quanto più agita nel privato. In pubblico i due appaiono come la coppia perfetta. Anzi il NP parla molto bene della sua compagna, lodandola e affermando a tutti che la ama tantissimo. Nel privato è tutta un’altra storia: la donna diviene presto insicura man mano che le critiche verso di lei si fanno più serrate. Non è più capace, a detta del NP, di guidare, di vestirsi bene, di accudire casa o figli, di lavorare. Il perverso ottiene il controllo totale sulla vittima sminuendola e isolandola. Attraverso un uso mirato della critica e del disprezzo, il NP infatti attua un vero e proprio lavaggio del cervello, un condizionamento mentale, volto anche ad isolare la vittima eliminando familiari e amici, coloro che potrebbero attivare dei campanelli di allarme nella donna. Quando poi la vittima non è più utile, forse perché ormai esaurita e non più in grado di dare o forse perché si sta ribellando e chiede di più, il NP la mette da parte e presto la elimina. Naturalmente si è già procurato la donna “di scorta”, pronta a sostituire quella ormai esaurita. Il NP non può stare senza il rifornimento narcisistico. I sistemi per eliminare la compagna sono molteplici. Può semplicemente andarsene dall’oggi al domani, senza preavviso, senza un biglietto. Sparire allontanandosi, per ricominciare la sua vita un po’ più in la, dove gravita la nuova preda. Il tutto senza scrupoli per il dolore e lo sconcerto che lascia. Oppure, e questo è il caso più frequente quando il vincolo di coppia è stato più lungo, magari con la nascita anche di figli, decide di far passare la compagna per pazza, instabile, non più gestibile. Con questa mossa ottiene il consenso degli altri, che giustificano così il suo lasciare moglie e figli, e contemporaneamente la solidarietà della nuova donna. La comunicazione perversa, il doppio legame, il gaslighting, le bugie, le contradizioni, sono tutte al servizio di questo obiettivo. Il NP non si assume mai alcuna responsabilità, ma come un consumato attore, un burattinaio di eccellenza, muove i fili delle vite degli altri, spingendoli a fare esattamente quello che lui vuole.
Il NP in famiglia e con i figli
Il NP nella famiglia d’origine, si comporta come un vero despota. Generalmente ottiene tutto quello che vuole, imponendo le sue esigenze davanti a quelle di tutti gli altri membri, siano pure anziani o malati. In questo agire trova spesso la complicità di un membro della famiglia, che lo avalla e lo scusa agli occhi di tutti gli altri. In famiglia il narciso si consente di non indossare la maschera benevola e affascinante che usa con gli altri, perché sa di godere dell’impunità e della colpevole indulgenza, specialmente dei genitori. Spesso possono nascere contrasti con i fratelli, specialmente in età adulta, che però vengono “appianati” dai genitori per amore di pace. Tutto il sistema familiare ruota intorno al membro narciso.
Se il NP è il pater familias, il clima familiare diviene teso e intollerabile. Tutto è subordinato al volere dispotico del NP che non accetta critiche né contrasti. Qualsiasi ribellione viene punita con l’ostracismo. O si fa parte del clan o si è fuori. Le differenze individuali, pur se legittime, non vengono neanche concepite. I figli, per il narciso, sono una estensione del suo Se. Servono per fargli fare bella figura, sono, per così dire, un suo sottoprodotto. Data la sua assoluta impossibilità di comprendere i vissuti emozionali degli altri, il narciso padre, non è in grado di sintonizzarsi sulle reali esigenze del bambino. Può essere un genitore accudente, soprattutto se incarna il personaggio del padre perfetto, accompagnare i figli in palestra o far parte del comitato dei genitori nella classe del figlio. Può favorire gli studi e l’attività sportiva dei figli, ma non accetta o tollera alcun contrasto al suo volere. Gli scontri con i figli iniziano generalmente nella fase prepuberale di questi ultimi. Senza tema di essere eccessiva, per il narciso i figli (soprattutto se sono belli, vanno bene a scuola o si distinguono per qualche cosa), sono equiparati ad una macchina di lusso da sfoggiare. Macchina e figlio sono due cose che egli possiede.
La conseguenza di questo comportamento aberrante e disconoscente verso i figli è una rottura più o meno traumatica, in età adulta. Diviene fondamentale, durante gli anni della crescita, la presenza di un genitore “sano” che faccia da contraltare alle imposizioni del genitore narciso. Purtroppo la condizione più frequente che si presenta è quella di un padre narciso, intransigente e impositivo, e di una madre succube e passiva. Fra queste due figure genitoriali, entrambe patogene, i figli si destreggiano per anni, cercando una modalità di svincolo.
In uno scenario così delineato, diviene fondamentale l’assunzione di responsabilità del genitore non narciso, l’unico a poter riconoscere i propri errori e porvi rimedio. La presa in carico del gruppo familiare da parte di un professionista (generalmente a seguito della segnalazione di anomalie comportamentali nel figlio da parte della scuola), sortisce un effetto parziale, (data l’inamovibilità delle posizioni e schemi narcisistici), ma ha l’indubbio merito di mettere in luce le disfunzioni familiari, ben lontane dall’immagine della famiglia “del Mulino Bianco”, che i genitori cercano di dare.
liberamente tratto dal sito www.lovekiller.it