IL PERDERSI DELLA COMPLEMENTARE NELLA RELAZIONE NARCISISTICA
“…sento che lui è distante e non mi ama di un amore sano, io per lui non esisto… e non riesco ad essere felice”.
Questo è ciò che dicono spesso donne che hanno una relazione con un partner narciso.
Il Narciso tende ad annullare l’identità della complementare che è tutta tesa a soddisfare i bisogni di lui, anticipando e gratificando quelli che sono i desideri detti e non detti. Sempre alla ricerca di conferme, di amore e rispecchiamento, che può arrivare ma non è certo (questo viene definito come rinforzo intermittente: essere ricompensate/gratificate ogni tanto, random, provoca una maggiore ricerca della gratificazione).
Solo chi HA UN BUCO NEL CUORE, ovvero una ferita aperta, un bisogno non soddisfatto può tollerare questa incertezza, stando in uno stato di perenne precarietà e svalutazione!
È questo buco che deve essere colmato a tutti i costi, è questa ferita che lui tocca e fa sanguinare, ma visto che lei l’ha sempre avuta soffre, ma in fondo è abituata a conviverci; perché quella voragine è stata prodotta alle origini, da un genitore che non ha visto, che ha manipolato, che ha sfruttato e che non ha amato; questa è la ferita narcisistica che accomuna il narciso e la complementare e che ognuno dei due cerca di colmare in modo antitetico e opposto: lei accudendo, gratificando, prodigandosi nel soddisfacimento e sentendosi in colpa, alla ricerca di quello stato di pienezza promessa; lui dando un bacio ed uno schiaffo(chiaramente metaforico), prendendo ed allontanandosi poi o a momenti alterni, cioè gratificando ma anche svalutando e sminuendo l’altro, perché non è in grado di entrare autenticamente in contatto per via del suo vuoto interiore. Quando lei si avvicina, lui succhia e si riempie e poi la respinge, la risputa fuori e la disprezza.
Dice una paziente:
“Ho la sensazione di essere sempre in bilico, mai in equilibrio, sempre precaria, sempre sbagliata, cosa sbaglio? Mi sento sempre in colpa, posso migliorare!”
“Mi sento sempre messa in discussione, devo dimostrare di essere sempre all’altezza, devo essere brava, capace, intelligente come lui vuole, come penso che lui si aspetti!”.
Tutto per rimarginare quel buco nel cuore, che lei sentiva che era guarito all’inizio del rapporto. Il motore di tutto è sia il bisogno che il desiderio… quel desiderio mai soddisfatto dalle origini; da bambina lei ha fatto la brava, non ha mai dato problemi, spesso una figlia modello non vista!
Questo moto di ricerca della completezza conduce la complementare a ridurre piano piano i propri spazi di vita individuali, fino anche all’annullamento di questi, cancellazione della propri aree sociali ed affettive fuori. Non esce più, perde gli spazi di autonomia, alle volte lascia il lavoro: sempre più preda di un rapporto che sottrae linfa vitale ed avviluppa.
Come un chiodo fisso, un’ossessione che condiziona sia l’ agire che il pensare: esiste solo e sempre lui, si pensa e si parla solo di lui, le frasi iniziano: “lui pensa, lui dice…”
Il lavoro che aspetta queste donne intelligenti e sensibili intrappolate è quello dell’insetto preso in una tela di ragno che deve muoversi il meno possibile ed aspettare il momento buono non sprecando le proprie forze: deve salvarsi ed uscire dalla ragnatela!
COME?
Cominciando a fare un lavoro di riappropriazione partendo da SE, dal proprio punto di vista, dal riprendersi la propria identità.
IL BUCO NEL CUORE non può essere colmato da qualcun altro se non da chi lo ha dentro.
La complementare, a differenza dell’uomo narciso, è in grado risanare la propria ferita narcisistica con un lavoro sul SE: psicologico e non. Perché nessuno può colmare i vuoti di un altro!