Ho potuto notare dalla mia esperienza clinica una maggiore difficoltà della complementare con una madre della sua ferita narcisistica: queste codipendenti sembrano avere una capacità di reazione ed elaborativa più lenta, risultando più resistenti al cambiamento.
Tale realtà psicologica è chiaramente in logica con il fatto che il rapporto con la madre è quello più significativo e costruttivo: è lei che ci rimanda per prima la nostra immagine, che filtra e ci decodifica il rapporto con il mondo. E quando questa immagine che ci rispecchia non è positiva o richiestiva, la logica stessa ci porta a pensare quanto tutto ciò possa condizionare dalle radici la crescita psicofisica della bambina. Se la prima persona, quella che ci ha partorito, proprio lei per prima ci fa capire che per essere amata bisogna adeguarsi all’immagine di una bimba che aiuta, che si sacrifica, che occupa poco spazio, che si accontenta, che si deve occupare dei fratelli e anche di lei, come fa questa virgulto a capire e sentire che può essere amata per il solo fatto di essere se stessa? diventa un’impresa ai limiti dell’impossibile; eppure, anche con una fatica inimmaginabile, può realizzarsi. Come alle volte come terapeuta non mi spiego come alcuni pazienti, nonostante abbiano vissuto in una famiglia multiproblematica ed a serio rischio di psicotizzazione, risultino miracolosamente sani internamente come un fiore nel deserto, così anche per la codipendente c’è la possibilità di iniziare un percorso di ristrutturazione del Se profondo, ferito ma comunque presente nonostante le esperienze di attacco vissute dalla figura primaria di riferimento. In questi casi si tratta di un lavoro terapeutico lungo alla scoperta appunto della dignità di esistere, affrontando e tollerando i sensi di colpa che hanno rappresentato gli agganci di una vita.
Il terapeuta prende per mano la codipentente e la conduce sapendo che ci vorrà molto tempo in quel luogo desiderato che è l’ESPERIENZA di SE.
Alle miei pazienti che combattono ormai da molti anni, ma ancora non demordono, dico “ insieme ce la possiamo fare!”, la parola magica infatti è INSIEME, perché coloro che hanno una madre narcisa non hanno mai sperimentato cosa significhi rispecchiarsi negli occhi di una madre che rimanda un immagine di meraviglia e di amore incondizionato.